Guerra tecnologica USA-Cina: Pechino protegge i produttori globali e spinge il “China for China”

RedazioneRedazione
| 11/04/2025
Guerra tecnologica USA-Cina: Pechino protegge i produttori globali e spinge il “China for China”

Nel contesto della crescente tensione commerciale tra Stati Uniti e Cina, Pechino esclude dalle ritorsioni tariffarie i chip progettati negli USA, ma prodotti all’estero, mentre colpisce duramente quelli fabbricati sul suolo americano. Una scelta tecnica con forti implicazioni economiche, tecnologiche e geopolitiche.

La Cina ha annunciato che esenterà dalle nuove tariffe di ritorsione sui prodotti statunitensi i chip progettati negli Stati Uniti, ma prodotti all’estero, come TSMC, il gigante taiwanese della produzione a contratto. Lo ha chiarito la China Semiconductor Industry Association (CSIA), in una nota ufficiale pubblicata su WeChat.

Secondo CSIA, l’origine doganale dei circuiti integrati, siano essi confezionati o meno, sarà determinata dal luogo in cui avviene la fabbricazione del wafer, non dal design, né dall’imballaggio finale. Una distinzione tecnica che riflette la natura globalizzata e altamente specializzata delle filiere dei semiconduttori.

Chi viene colpito e chi no: lo scenario USA-Cina nei chip

Questo significa che Qualcomm, AMD e altri progettisti di chip statunitensi che si affidano a produttori esterni, in primis TSMC, non vedranno applicate le tariffe del 125% imposte dalla Cina sulle importazioni americane, perché i chip saranno considerati di origine taiwanese.

Diverso il discorso per produttori come Intel, Texas Instruments, Analog Devices (ADI) e ON Semiconductor, che possiedono fonderie proprie negli Stati Uniti. I loro prodotti saranno classificati come di origine USA e soggetti a dazi fino all’84% o oltre, rendendoli molto meno competitivi sul mercato cinese.

La decisione arriva in risposta alla stretta tariffaria imposta da Washington, dove l’amministrazione Trump ha portato i dazi sui beni cinesi fino al 145%, inasprendo ulteriormente una guerra commerciale che minaccia di frammentare la filiera globale dell’high-tech.

Effetti a catena e reazioni del mercato

L’annuncio ha avuto un impatto immediato sui mercati: le azioni dei produttori cinesi di chip sono salite oggi, spinte dalla prospettiva di un riorientamento della produzione in Cina e di un’accelerazione della strategia “China for China”. Tale strategia prevede che le aziende straniere localizzino fabbriche e catene di fornitura direttamente in Cina per servire il mercato interno, riducendo l’esposizione a dazi e incertezze geopolitiche.

Il direttore per la ricerca sui semiconduttori presso Omdia, ha spiegato che la decisione del CSIA traccia una linea netta tra chip tassabili e non tassabili, con implicazioni significative per le strategie industriali dei big del settore.

Una scelta tecnica dal forte peso politico

Pur essendo motivata da logiche doganali e industriali, la mossa cinese è anche un messaggio politico: Pechino colpisce la produzione diretta americana, ma lascia aperta la porta a prodotti che, pur progettati negli USA, passano attraverso ecosistemi produttivi asiatici. Una dinamica che sottolinea la vulnerabilità dell’industria USA a catene del valore globali sempre più esposte a rischi di natura politica.

Implicazioni strategiche e prospettive

La differenziazione tra chip di origine americana e chip prodotti altrove potrebbe accelerare la disaggregazione della filiera globale dei semiconduttori, favorendo la regionalizzazione della produzione e spingendo le aziende a ripensare i propri modelli operativi. Allo stesso tempo, la misura potrebbe rafforzare l’industria cinese, sia sul piano tecnologico sia su quello commerciale.

Mentre Washington aumenta la pressione su Pechino con restrizioni su chip, software e componenti critici, la Cina adotta misure mirate che colpiscono selettivamente, tentando di rafforzare la propria posizione tecnologica senza isolarsi completamente dal know-how occidentale.

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