Clean Industrial Deal (CID). Sara’ possibile rendere concreta la Strategia Industriale Pulita dell’UE?

| 20/02/2025
Clean Industrial Deal (CID). Sara’ possibile rendere concreta la Strategia Industriale Pulita dell’UE?

L’Unione Europea si trova di fronte a una sfida cruciale: trasformare la sua politica industriale in un motore efficace per la transizione ecologica e la competitività globale. Il Clean Industrial Deal (CID), proposto dalla Commissione Europea, nasce con l’obiettivo di rispondere alla richiesta avanzata da Mario Draghi di definire una strategia industriale comune, capace di supportare settori chiave dell’economia verde. Questo articolo si basa sull’analisi presentata nel documento “Delivering on Draghi – How to finally get real about the EU’s clean industrial strategy”, redatto da Philipp Jäger e Dr. Nils Redeker.

Dove ha fallito la politica industriale dell’UE?

Negli ultimi anni, i tentativi di politica industriale europea si sono rivelati inefficaci. Il Green Deal Industrial Plan (GDIP), ad esempio, si è dimostrato un progetto privo di una direzione chiara: ha disperso fondi senza un vero focus settoriale, mancava di coordinamento tra i diversi strumenti politici e, soprattutto, di un sostegno finanziario adeguato.
I numeri parlano chiaro: dal 2019, gli aiuti di Stato per il settore industriale ammontano a 353 miliardi di euro, ma solo il 12% è stato effettivamente destinato a settori strategici individuati dall’UE.
Ciò dimostra che, pur esistendo fondi disponibili, non sono stati utilizzati in modo mirato per promuovere la crescita e la competitività delle industrie verdi.

Gli obiettivi chiave del Clean Industrial Deal

Il CID nasce con un’idea chiara: abbandonare le mezze misure e adottare un approccio pragmatico per rafforzare la competitività dell’industria pulita europea. Per farlo, la Commissione dovrebbe concentrarsi su tre aree fondamentali:

  • Definire i settori prioritari. L’UE deve scegliere con precisione quali comparti industriali sostenere e perché. Troppe volte si è tentato di sostenere un numero eccessivo di tecnologie senza una strategia chiara. È necessario restringere il campo a quei settori che offrono reali vantaggi economici e strategici.
  • Sfruttare strumenti già esistenti. Non serve attendere nuove regolamentazioni: l’UE dispone già di strumenti efficaci, come le politiche commerciali, le norme sugli appalti pubblici e la regolamentazione del mercato unico. Questi strumenti devono essere impiegati in modo mirato per sviluppare strategie industriali specifiche.
  • Utilizzare meglio gli aiuti di Stato. Se da un lato è vero che le sovvenzioni pubbliche possono distorcere la concorrenza nel mercato unico, il vero problema oggi è che si sta spendendo troppo poco nei settori strategici. L’UE dovrebbe quindi coordinare meglio i fondi nazionali per garantire che i sussidi siano diretti ai comparti realmente cruciali per il futuro industriale europeo.

    Perché è necessaria una strategia industriale verticale?

    Sebbene molti concordino sull’importanza di migliorare il contesto generale per le imprese verdi (riduzione della burocrazia, minori costi energetici, migliori condizioni di investimento), il vero nodo della questione è il sostegno mirato ai settori strategici.
    Ad esempio, l’industria automobilistica europea sta affrontando una sfida complessa: la transizione ai veicoli elettrici. Tuttavia, le politiche dell’UE sono spesso contraddittorie. Da un lato, ha imposto dazi sui veicoli cinesi per proteggere il mercato europeo; dall’altro, non ha creato condizioni favorevoli per accelerare la produzione di batterie o migliorare la rete di ricarica in Europa. Questo tipo di incoerenza rischia di mettere in difficoltà le imprese piuttosto che aiutarle.

    Lezioni dal passato e passi concreti per il futuro

    Gli errori del passato devono servire come lezione. Il Green Deal Industrial Plan ha fallito perché ha cercato di fare troppo senza un piano chiaro. Il Clean Industrial Deal non può ripetere lo stesso errore.
    Ecco alcune mosse concrete che l’UE dovrebbe adottare:

    • Focalizzazione settoriale. Ridurre la lista di tecnologie strategiche e investire solo su quelle che offrono un reale vantaggio competitivo.
    • Strategie settoriali specifiche. Combinare strumenti commerciali, regolamenti e incentivi finanziari per creare un ambiente favorevole alla crescita dei settori verdi.
    • Coordinamento degli aiuti di Stato. Semplificare l’accesso ai fondi UE per progetti strategici e armonizzare le politiche nazionali per evitare frammentazioni inutili.

    Serve un cambio di passo

    L’Europa non può permettersi di perdere altro tempo. Il CID rappresenta un’opportunità per rendere finalmente concreta una strategia industriale pulita e competitiva. Tuttavia, per avere successo, l’UE deve evitare la tentazione di disperdere risorse su troppi settori e deve invece adottare un approccio pragmatico e mirato.
    La vera domanda non è se ci sarà una politica industriale comune in Europa, ma quale forma prenderà: una strategia frammentata e inefficace, o un piano coerente e ambizioso capace di garantire un futuro competitivo all’industria europea.

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