Il quotidiano Politico e il confine sfumato tra giornalismo e lobbying: un problema di trasparenza non più rinviabile

| 08/02/2025

L’influenza del quotidiano Politico sulle dinamiche politiche, sia a Washington che a Bruxelles, è innegabile. Tuttavia, la sua mancanza di trasparenza solleva interrogativi sul confine tra giornalismo e lobbying. 

In un’epoca in cui la fiducia nei media è già fragile, la trasparenza non è un optional: è una necessità

Negli ultimi anni, il giornalismo politico ha subito una trasformazione profonda, con testate sempre più attive nel plasmare l’opinione pubblica e, in alcuni casi, nel condizionare le decisioni politiche. 

Una considerazione ancor più pesante se si considerano le vicende delle ultime ore, che hanno segnato lo smantellamento dell’agenzia americana USAID, che ha fatto scoprire i finanziamenti dell’amministrazione americana a 6.200 giornalisti e 707 testate in 30 Paesi in giro per il mondo. Tra i beneficiati vi è il noto quotidiano Politico. La testata americana, con il suo stile aggressivo e il focus sulle istituzioni di Washington e Bruxelles, è diventata una fonte di riferimento per politici, lobbisti e aziende. 

Per queste ragioni, emerge sempre più chiaramente una questione di fondo: dove finisce il giornalismo e dove inizia l’attività di lobbying?

Un modello di business che solleva interrogativi

Politico si presenta formalmente come una testata giornalistica indipendente, ma il suo modello di business ha portato molti osservatori a sollevare dubbi sulla sua effettiva neutralità. Il portale offre contenuti premium attraverso Politico Pro, un servizio in abbonamento destinato principalmente a grandi aziende, gruppi di interesse e istituzioni. Il prezzo di questi abbonamenti può arrivare a decine di migliaia di dollari l’anno, un chiaro segnale che l’informazione non è solo rivolta ai lettori comuni, ma soprattutto agli stakeholder con un interesse diretto nelle dinamiche legislative.

Questa situazione diventa ancora più problematica quando si considera il fatto che Politico non si limita a riportare le notizie, ma svolge un ruolo attivo nell’influenzare il dibattito pubblico. I suoi eventi e forum, spesso sponsorizzati da grandi aziende o gruppi di pressione, mettono in contatto giornalisti, politici e lobbisti, creando una zona grigia in cui l’informazione si intreccia con l’influenza politica.

Il caso Bruxelles: giornalismo o advocacy?

L’espansione di Politicoin Europa ha portato alla creazione di Politico Europe, con un focus particolare sulle istituzioni dell’UE. Qui, la questione della trasparenza è ancora più evidente. Bruxelles è il secondo centro di lobbying più importante al mondo dopo Washington, e Politico Europe si è inserito perfettamente in questo ecosistema, diventando un punto di riferimento per aziende e gruppi di pressione che vogliono capire e influenzare le politiche europee.

Il problema principale è la mancanza di una chiara separazione tra il lavoro giornalistico e le attività che possono essere considerate di advocacy. Ad esempio, il sito pubblica regolarmente analisi e rapporti che influenzano il dibattito politico, ma spesso questi contenuti sono finanziati o ispirati da soggetti con interessi diretti. Inoltre, gli eventi organizzati dalla testata vedono spesso la partecipazione di grandi multinazionali, che sfruttano queste occasioni per dialogare con funzionari e politici europei in un ambiente più favorevole rispetto ai canali ufficiali.

La sfida della trasparenza

Se da un lato è normale che il giornalismo politico abbia rapporti con il mondo della politica e del business, dall’altro è essenziale che questi rapporti siano trasparenti. Attualmente, Politico non fornisce informazioni dettagliate sui finanziamenti ricevuti per le sue iniziative speciali, né sulle eventuali collaborazioni tra i suoi giornalisti e gruppi di pressione.

Un esempio emblematico è il dibattito sulla regolamentazione delle Big Tech in Europa. Politicoha coperto in modo esteso il tema, pubblicando articoli e analisi approfondite. Tuttavia, nello stesso periodo ha anche ospitato eventi sponsorizzati da colossi tecnologici, ponendo interrogativi sulla sua reale indipendenza nel trattare l’argomento.

Un problema più ampio per il giornalismo

Il caso di Politico è solo un sintomo di una tendenza più ampia che riguarda l’intero settore del giornalismo politico. Sempre più testate cercano nuovi modelli di business per sopravvivere nell’era digitale, e spesso questo significa avvicinarsi a logiche più simili a quelle del lobbying che a quelle del giornalismo tradizionale.

Per evitare che questa tendenza eroda la fiducia nel giornalismo, è fondamentale che testate come Politicoadottino standard di trasparenza più rigorosi. Ciò significa:

  • Dichiarare chiaramente gli sponsor degli eventi e delle iniziative speciali.
  • Pubblicare rapporti dettagliati sugli abbonamenti istituzionali e aziendali.
  • Evitare la commistione tra giornalisti e gruppi di interesse, assicurando che chi scrive le notizie su testate non sia coinvolto in attività parallele di consulenza o advocacy.

L’influenza di Politicosulle dinamiche politiche, sia a Washington che a Bruxelles, è innegabile. Tuttavia, la sua mancanza di trasparenza solleva interrogativi sul confine tra giornalismo e lobbying. 

Se vuole continuare a essere considerata una fonte credibile di informazione, la testata dovrà fare di più per garantire che il suo lavoro sia guidato dall’indipendenza e non da interessi nascosti. 

In un’epoca in cui la fiducia nei media è già fragile, la trasparenza non è un optional: è una necessità.

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