Affrontare barriere strutturali nel Mercato Unico, colmare il divario tecnologico, incentivare investimenti e garantire una transizione verde competitiva. Indispensabile un’azione coordinata tra Stati membri e istituzioni UE, se si vuol rafforzare la competitività europea a lungo termine.
La Commissione Europea ha appena pubblicato il Rapporto “The 2025 Annual Single Market and Competitiveness Report“, riportato ieri qui su IF.
Il Rapporto affronta tutti i temi sul tappeto, non senza toni di ingiustificato ottimismo. Per questo ci pare utile offrire qui una breve sintesi dei temima ci pare sia utile offire una breve sintesi con alcune chiavi di lettura che mettono in evidenza alcuni punti cruciali su cui si potrebbe giocare la stessa esistenza della UE
Introduzione e contesto generale
L’UE deve affrontare sfide geopolitiche e migliorare la propria competitività, se vuole garantire prosperità economica ai cittadini europei.
Il Mercato Unico è il pilastro dell’economia europea, ma barriere persistenti e oneri amministrativi ne limitano il potenziale.
L’energia sempre più costosa, la carenza di investimenti in tecnologie avanzate e la scarsa disponibilità di lavoratori qualificati ostacolano la crescita.
Inoltre, la fiducia delle imprese nell’UE è in calo, con un aumento delle aziende che delocalizzano all’estero.
Stato del Mercato Unico
Il Mercato Unico è essenziale per la crescita della produttività e l’integrazione commerciale.
La frammentazione normativa e amministrativa è un ostacolo per la crescita dei servizi, con barriere su regolamentazioni professionali, dichiarazioni per i lavoratori distaccati e normative fiscali divergenti, giusto per citare alcuni esempi.
L’integrazione del Mercato Unico è più avanzata per i beni rispetto ai servizi (23.8% contro 7.6% del PIL della UE).
Infine, il deficit di conformità (Direttive UE non attuate correttamente dagli Stati membri) è in miglioramento, ma rimane superiore al target UE.
Innovazione e digitalizzazione
La spesa in R&S è solo al 2.2% del PIL, inferiore all’obiettivo del 3% e ai livelli di USA, Corea e Cina.
Il numero di brevetti registrati nell’UE è in declino relativo rispetto alle economie concorrenti.
Il capitale di rischio è sceso dallo 0.09% allo 0.05% del PIL, limitando il finanziamento per le startup innovative.
Le PMI hanno un livello di digitalizzazione insufficiente (57.7% di esse ha un’intensità digitale di base, con un target del 90% entro il 2030).
L’adozione di AI da parte delle aziende è bassa (8%), e l’UE è in ritardo rispetto a USA e Cina nell’AI e nel cloud computing.
Capitale umano e formazione
Il tasso di occupazione è al 75.3% (obiettivo 78% entro il 2030), ma la formazione continua coinvolge solo il 39.5% degli adulti.
Il numero di specialisti ICT è in crescita (9.8 milioni, 4.8% dell’occupazione), ma ancora lontano dall’obiettivo di 20 milioni.
I risultati PISA (il Programma Pisa è un’indagine internazionale promossa dall’OCSE per misurare le competenze degli studenti quindicenni dei Paesi aderenti) mostrano un calo nelle competenze matematiche e scientifiche degli studenti UE, con un divario rispetto a USA, UK e Cina.
Investimenti e finanza
Gli investimenti privati sono stabili al 18.5% del PIL, ma la quota di risparmi destinata a investimenti produttivi è inferiore rispetto a USA e UK.
I risparmi UE sono investiti in misura significativa all’estero, con circa 300 miliardi di euro all’anno destinati agli USA.
I prestiti bancari alle PMI sono in calo, minando la loro capacità di investimento.
Gli investimenti pubblici sono al 3.49% del PIL, in linea con gli USA, ma frammentati tra vari programmi nazionali ed europei.
Gli IPCEI (Progetti Importanti di Interesse Comune Europeo) hanno sbloccato 66 miliardi di euro di investimenti privati, ma la loro attuazione deve essere accelerata.
Transizione verde e industria
L’UE sta investendo in tecnologie pulite, ma meno del 5% dei fondi va alla produzione di tecnologie a Zero Emissioni.
La regolamentazione del mercato unico per i beni è in evoluzione, per garantire sicurezza, sostenibilità e qualità dei prodotti.
La sorveglianza del mercato è stata rafforzata, ma le sfide dell’e-commerce e delle catene di approvvigionamento globali stanno aumentando la pressione sulle autorità doganali.
Conclusioni principali
Le conclusioni possono essere sintetizzate in 5 punti:
1. Necessità di rafforzare il Mercato Unico. Come? Eliminando le barriere rimanenti, semplificando le regolamentazioni e riducendo l’onere amministrativo per le imprese, soprattutto nel settore dei servizi.
2. Più investimenti in innovazione e digitale: L’UE deve aumentare la spesa in R&S, sostenere le startup e ridurre il divario con USA e Cina nelle tecnologie emergenti come l’IA.
3. Migliorare la formazione e la forza lavoro: serve una maggiore partecipazione alla formazione continua, più specialisti ICT e un miglioramento delle competenze di base nei giovani.
4. Più investimenti privati e pubblici: incentivare il reinvestimento dei risparmi nell’economia UE, rafforzare i capitali di rischio e migliorare il coordinamento tra gli investimenti pubblici e privati.
5. Accelerare la transizione verde e industriale: aumentare il supporto alla produzione di tecnologie pulite e migliorare l’efficacia degli strumenti di politica industriale, come gli IPCEI.
In sintesi si potrebbero indicare delle traiettorie di intesi che indicano come l’UE:
- deve affrontare barriere strutturali nel Mercato Unico,
- colmare il divario tecnologico,
- incentivare investimenti e garantire una transizione verde competitiva.
Per far ciò occorrerà un’azione coordinata tra Stati membri e istituzioni UE, con l’obiettivo fondamentale di rafforzare la competitività europea a lungo termine.